Marina Wiesendanger's
Radio Weblog

  06/03/2010; 22.57.27


sabato 6 marzo 2010


A picture named CIPRESSO.jpg


12:49:42 PM    comment []

martedì 23 dicembre 2008


A picture named natale.x.web.jpg

1:28:53 PM    comment []

mercoledì 22 ottobre 2008


Lei : ma gli orari del vostro negozio sono particolari? sono venuta di sabato alle 18,00 e non vi ho trovato!

Io: ma... Bea, noi siamo chiusi dal 2004, accidenti. non lo sapevi? abbiamo scelto un'altra vita, impegnativa anche lei, però senza pubblico. Mi dispiace dare la notizia così.

Lei: ma, allora perchè i giornali ancora sponsorizzano i vostri prodotti?che a me piacciono così tanto, soprattutto quelli per l'arredamento. scusa se insisto ma vorrei proprio trovarvi!

Insomma, per questo mi sembra che valga la pena tornare sul blog. Voglio ricordarmi ogni tanto di lei, che non era neanche una cliente sfrenata. Però molto carina e pure un pochino arrabbiata.
9:25:10 PM    comment []


domenica 20 aprile 2008


Si è ragazze di campagna, ancorché nobili, vissute sempre ritirate, in sperduti castelli e poi in conventi; fuor che funzioni religiose, tridui, novene, lavori dei campi, trebbiature, vendemmie, fustigazioni di servi, incesti, incendi, impiccagioni, invasioni di eserciti, saccheggi, stupri, pestilenze, noi non si è visto niente.
7:46:12 PM    comment []

giovedì 3 gennaio 2008


Hai detto che il 3 dovevo venire a mangiare due spaghettini fatti dalla tua cameriera che sarebbe tornata dalle vacanze. Seduti, hai detto, serviti e coccolati senza che andiate voi signore sempre in piedi, in cucina a fare una specie di gara. Venite, mangiamo sereni e tranquilli. Ok, ho detto io, volentieri. Luciana annuiva. Lo dico a Kobi. Avevamo fatto quel gioco, la caccia al tesoro, con tanti amici, tutti un po’ su con l’età come noi. Carini come bambini, seri e un po’ preoccupati di non sapere trovare la quercia col fico vicino e, ma come? farsi una foto con un cane??! Eppure l’abbiamo tutti trovato, e chi non l’ha visto, chi era? si è comprato un peluche e si è ritratto con quello. Ammesso! Tu e lei secondi, ma moralmente primi, ha dichiarato Luciana contenta. E tu, la tua foto, hai detto a Luciana che, siccome era venuta benissimo lei col maremmano sdraiato ai suoi piedi, gliela avresti ingrandita. E l’hai fatto, e pure portata. Poi ti sei sparato. Al tramonto, sul prato, davanti alla casa. Erano venuti per te da Milano i figli con i nipotini. Sparato al cuore, non alla testa. Capisco. Ma se a Natale da Aline, tutti contenti in quella bella tavola, amici che stanno insieme con gioia, tu mi hai detto che fumare fa male. E spararsi allora? E io per cambiare discorso ti ho rimproverato di perdere tutte le mie poche feste che faccio a Milano quando ci siamo. E allora tu, accidenti, mi hai detto, non voglio perderle più! Tieni, ecco il mio nuovo biglietto da visita, il cellulare è cambiato. E Kobi lo ha messo via bene, serio, nel suo portafoglio. Adesso vorrei ancora qualche minuto da te, potere tornare all’indietro e dirti del libro che ho letto. Dirti che siamo tutti qui per morire, ti accorgi? Ma un po’ di tempo ancora non può fare che bene e bisogna pazientare tranquilli, tanto poi arriva il momento. Senza far male a tutti quelli che ti volevano bene e vorrebbero ancora parlare con te. Io non ti volevo bene, non ancora, ti conosco da poco come uomo perbene, simpatico sempre, e signore, gentile e divertente e veloce di testa. A Otranto quest’autunno ci siamo divertiti moltissimo nei paesini che Kobi cannava regolarmente e tu, “venitemi dietro, ho il navigatore.” Ma quello impazziva per le contrade e finivamo spesso davanti al mare al buio o davanti a due vecchi seduti sulla porta di casa che davano, insieme agitando le mani, due indicazioni diverse. Abbiamo riso mica male. Poi a tavola, mangiato e bevuto parecchio. Tu non fumavi. Questa, mi devi scusare, non riesco a perdonartela. Ma come. Mi agita tanto non poterti parlare che lo faccio lo stesso. Ti dico, ma lo sai che la morte non è una porta sbattuta in faccia? Si apre, non devi spingere niente, si apre quando ha deciso di aprirsi. Quando e non se. Non c’è fretta da avere. Tu hai forse pensato che poi non c’è niente. E allora siamo una massa di vittime che stiamo qui a perdere tempo aspettando il boia che viene per tutti. Non è possibile, non lo capisci? Generazioni, anzi tutti gli amici che hai, e anche gli sconosciuti, e i milioni che si radunano, perfino quelli che vedi alla televisione. I bambini i vecchi, gli estremi, tutti, se ci dai tempo, arriviamo. Non è una scelta, è semplicemente così. Ti stimo da un po’, e mi vengono in mente gli anni che so tu hai passato con tua moglie malata. Venti. La coscienza dentro di te si deve essere separata, intontita di dolore, una massa piagata che tu nascondevi. Ho capito stasera che il dolore non innalza nessuno, anzi ci schiaccia e ci rende confusi. Ma proprio questo è il momento dove io ti voglio attaccare e ti dico che è giusto rifiutare il dolore quando ti seppellisce e dirsi che no, non può essere solo così, non bisogna subire ma vedere, oh dio, vedere! almeno intuire sperare volere fortemente vedere un progetto, il progetto aldilà della vita, questa che conosciamo. Ma, se non un amico, non c’era un prete a cui domandare? Uno con le palle, un professionista, uno ben pagato e ben istruito e allenato, come i nostri giocatori di calcio, uno a cui bussare e chiedere, buongiorno, Reverendo, scusi l’ora ma potrebbe indicarmi Dio in tutto questo? Perché, vede, sono molto malato di dentro, ho paura e non credo di farcela. C’è? Dove? Mi può far parlare con lui o, se ora è occupato, spiegarmi il mistero? Capirei, anche se le forze in questo momento son poche, sa io sono ingegnere e la ricerca mi piace, è il mio lavoro. Se solo volesse indicarmi, farmi questo piacere.. Perché sono stanco e mi vengono brutti pensieri e ancora mi sento morire d’amore. Non c’era nessuno. Noi eravamo lì, tutti, ma dicevamo sciocchezze. Non una parola profonda. Eppure... quel libro che vorrei leggerti adesso, io avevo cominciato a parlarne a Luciana, che era con te. Ma poi, lì nel prato, con in mano lo champagne e quel prosciuttino, e attenti a vedere i concorrenti in ritardo arrivare... parlare di morte mi sembrava sbagliato, cioè inopportuno. Stupida, sono stata. Dovrei sempre dar retta all’istinto. E tu troppo di fretta. E noi con un male adesso di dentro che non passa, in nessuna cosa che faccio. Mi dispiace tanto. Non ti giudico, guarda, non lo faccio. Magari sei malato e il medico te lo ha detto al telefono. Hai lasciato tutte le indicazioni per bene, il notaio due lettere di persone da contattare a Milano, ricordarsi che la tata arriva col treno a Chiusi alle quindici domani. Sono sicura che non verrai giudicato ma accolto con amore. Come è giusto che sia. Quella trasmissione tv, sai che ne parlavamo, dei quiz, dove si può col telefonino rispondere e anche vincere. Quella che, ti dicevo, mi ha preso abbastanza da farmi trovare lì col coso acceso alle 7 di sera. La domanda stavolta era: Dante, dove mette Adamo nella Divina Commedia? E i due concorrenti hanno sbagliato insieme. Uno ha detto all’inferno, l’altro al purgatorio. Due cretini, non ti pare? Intanto Dante non è uno da manfrina, è un tipo deciso, e così il purgatorio è bello che escluso. Quello che detto l’inferno, l’avrei schiaffeggiato. Ma come, Dio lo crea, lo lascia sbagliare, lo caccia per insegnargli quello che da solo non aveva capito - e, pardon, non è che lo ha fatto un tantino deficiente per caso? È la colpa di chi? - e poi non lo accoglie con sé? E non gli chiede un po’ scusa cullandolo con amore, accarezzandogli il testone non sommo, dicendogli, sei piccolino, ma qui c’è il tuo papà, adesso andrà meglio, vedrai. Non è così ? Fabrizio, caro amico di pochi mesi. E’ così di sicuro e tu mi fai piangere adesso.

Ti dedico questo con un dolore stranito : “…Me ne restai lì, davanti alla tomba del mio amico …e mi guardai attorno, e il verde dell’erba mi parve un travestimento, la faccia visibile che ci mostra la terra in un tentativo insieme perverso e protettore di non lasciarci comprendere che lei è tappeto da un lato e coperta dall’altro, appena una sottile frontiera .. “
12:19:27 AM    comment []


sabato 15 settembre 2007


 

 

Siamo così aperti a tutto in campagna.  Non a tutti però. Sentivo il bisogno di qualche cosa che mi avvisasse della venuta di umani.

Troppe volte nel silenzio del verde ho sobbalzato urlando “aargh! I Pinelli! E come state, e ccosa ci fate qui da me?”  

Si rischia, a essere presi così alla sprovvista, di non essere gentili. L’urlo strozzato dello spavento non ti fa pronunciare parole di

gioia nel vedere un amico improvviso.

Beh, quell’amico lo voglio annunciato. Un campanello? Chiedo a Kobi. Dove? Studiamo.

Non è semplice qui in aperta campagna. Arriva l’elettricista e parlano loro due uomini di questo mio nuovo bisogno.

Risultato, il primo: è che ora c’è un paletto bruttissimo al fianco della discesa. In cima, un coso di plastica grigia, il campanello.

E io che l’avevo immaginato argentino! Pazienza. Dice Kobi che con quell’affare al Moma non andiamo di certo quest’anno..

Penserò io poi a camuffarlo in un modo un po’ più accettabile.

Eeh, mi dicono, attenta! Attenta ai sensori. Son delicati.

Starò attenta, prometto. E già sono contenta che tutto si sia risolto così in fretta, ora avviene la prova, che tiene conto della distanza da terra

in modo che il gatto e la gatta passino come sempre senza annunciarsi col trillo. Come i conigli e i cinghiali. Ok.

Lo sento! Corro a vedere. E’ l’elettricista che se ne va. Il campanello ha suonato. Perché?

Meglio, se suona anche quando se ne vanno, così sono sicura che sono veramente partiti.

Arriva Kobi dal paese. Non suona. Però, quando riparte perché ha dimenticato il giornale,

sì che suona!  Un allarme britannico, con la guida a destra, spiega lui, gli infrarossi non reagiscono

se la faccia del guidatore non è proprio vicina. Quando sale, la faccia  praticamente lo sfiora,

l’allarme. Quando scende.. peccato, è troppo lontana.

Ritorna l’elettricista. All’improvviso e senz’annuncio, naturalmente. Ridono e parlano. Questa volta intervengo da subito

per fare presente che a) sono un po’ sorda, lo squillo lo devo sentire e b) meglio se suona per 30 secondi, in modo da avere

una  chance di poterci far caso.

Ecco, lo sento. Suona meglio davvero! È l’elettricista che se ne va.

Più tardi nel pomeriggio, siamo nella stanza di mezzo. Che appunto è in mezzo alla casa, e io dico,

amore senti qualcosa? Sì, dice lui, è il vento.

Poi troviamo, nel bagno che come tutte le stanze ha l’uscio spalancato sul verde, vicino al mio cestino che contiene sigarette occhiali

e una banconota da 50 euro, non lontano dal portafoglio di Kobi, dalla mia collanina del compleanno fatta di perline e, oh toh!. campanelli d’oro

che tintinnano al collo, e quasi a nascondere il rolex di Kobi, troviamo, dicevo, un foglietto che ci hanno portato a mano giù dal paese che dice

 “Confraternita di Paciano. A tutti i cittadini si ricorda che il 19 di ottobre” eccetera.

E’ tornato, l’elettricista. Il suono non fa abbastanza rumore anche se ora suona sia a sinistra che a destra. Ha lavorato senza parlare.

Ora, proprio ora che il sole va giù, ho annaffiato. Ero lì alla serra alta, che sta a pochi metri dal campanello. Che oggi aveva suonato come un matto,

ma non era venuto nessuno. Che corse che ho fatto! Poi mi sono perfino tuffata in piscina dal caldo che ho preso, su e giù!

Annaffio, e lui lì vicino, mi suona argentino. Non c’è nessuno. Accidenti. Ancora. Vado di fianco e qualcuno, sì, c’è. Una farfalla di media misura,

una cosa di tre centimetri, forse quattro contando l’apertura alare, che senza volere, volando, ha fatto suonare l’allarme. Eh ma adesso ha capito cos’è.

E allora passa e ripassa per sentire quel bel suono argentino.

Vedo Kobi che spunta tra le frasche interrogativo. No non venire neppure, gli urlo, a ricevere qui basto io.

( continua?)

 

 

 

 


6:31:32 PM    comment []

mercoledì 29 agosto 2007


 

Lavavetri arrestati a Firenze. O galera o multa di 200 euro..

Abbiamo bisogno di derelitti in giro  o in prigione?

Mi sembrava una così bella città.. Mi viene voglia di telefonarle.

Direi. Cara, rifletti bene, non prendere provvedimenti a metà.

Hai un nome importante, ti ascoltano e rischi di fare la figura di stupida.

Pensi di eliminarli con una colpo di spugna? cosa credi che facciano poi?  

O li mandi via dal Paese, visto che ci vuole un permesso e non ce l’hanno, o glielo dai e fai una scuola per lavavetri;  

maglietta del Comune, tipo “Firenze pulita come uno specchio” assunzione, insegnamento di buone maniere,

per favore grazie prego, tenga il resto.
Perchè qualcosa di intero s'ha da fare anche noi! o siamo cattivi e ignoranti però residenti?

Sembra di stare nel new Jersey, quella delle fabbriche abbandonate dell’altra generazione.

E manco una giornalista d’assalto che metta il microfono sotto il naso del questore ( era lui?)

e gli chieda come crede che andrà a finire la bella pensata..

Ovvia, non eravamo noi quelli furbi e provinciali e ricchi di cultura?

Non voglio, Giarina, dire sempre male parole, però te le tolgono proprio di bocca!

Ora vado al mare là dove ci sono gli sbarchi. Ancora tristezza.  

 


10:19:40 PM    comment []

© Copyright 2010 Marina Wiesendanger.
 

Home

__________

Archivio

















__________



















__________




Google
nel web
in avantdedormir

Counter

Amici invisibili