Marina Wiesendanger's Radio Weblog



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lunedì 24 luglio 2006


 

A me piacciono gli addii, non mi fanno paura.

Mi metto a pesare il sentimento che mi accompagna  lì, al punto del distacco

e mi piace sentire quando il cuore  comincia un po’ a tremare per la fine

di un rapporto che mi ha preso.

E’ d’oro la commozione dell’addio.

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E’ estate, si incontra molta gente che viene da tutte le parti del mondo e riempiono le case dei

residenti stranieri. In una scala da 1 a 10, l’affollamento di luglio è 15.

Ti aiuto io Nancy, ti  prendo questo tuo amico americano, mi ha detto che si è innamorato di me

da subito, è stimolante cara, vedi non ho già piu’quelle stupide rughe ma ho gli occhi come stelle? Vedi che assomiglio alla vispa teresa?

E non disturbarti a farmi un regalo per il compleanno, Nancy! Piu’ di così!

This, sibila lei, it’s not a gift! It’s  just a loan.

Ok, Will, vieni via,  dimmi.

Sei arrivato da Memphis, Tennessee, anzi dal tuo appartamento di Roma.

Da che razza vieni? Scozzesi, inglesi, un pochino di indiano americano.

Italiano perfetto, 4 anni a Firenze.

 

Ci siamo divertiti ad Arezzo, a Bagni Vignone, a  Monticchiello.

Kobi ha parlato con te di design, argomento in esilio da piu’ di un anno.

Ci hanno invitato dappertutto, le amiche italiane di ogni età  subito prese di te, così gentile e raffinato in una lingua non tua.

Canticchiamo “Anything goes” e tu hai promesso a mio marito

di aiutarlo nel suo non semplice progetto di farmi la festa, quella del compleanno.

Marina avrà, gli hai promesso, la piu’ bella della sua vita!.

E hai suonato il pianoforte per me tutta la sera, sotto le stelle e sotto il gelsomino ancora in fiore,

davanti alla fontana che hai reso luccicante con la candeggina! sassi compresi. E non guardando nessuna delle altre 30, o 40 persone.

Hai suonato divinamente e la notte era magica.

Cole Porter, Gershwin…ah Will!  L’ultimo tuo concerto a primavera a NY, l’hai ripetuto qui,

a Paciano!  come dirti grazie? È piaciuto tanto

anche ai gatti, mi hanno portato un topo a testa, indifferenti alla folla.

 

Mi manchi. Appena partito, un vuoto nello stomaco. Ho mangiato (quasi) tutto il vitello tonnato.

Poi l’insalata di pollo ( ho trovato la mela verde che si era persa!)  E anche il lombetto, e le melanzane che hai lasciato. L’ultimo pezzo di pizza.

Un kiwi, dopo. Per forza.

 

Good bye mon bel ami, delicious friend, so long addio.

Torna, e quando vuoi, tu e la tua musica.

 

It was just one of these things, one of these fabulous nights.. e no, non preoccupatevi per me,  non mi annoio in campagna


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mercoledì 5 luglio 2006


 

 E’ una passione. La sento suonare nelle persone nelle cose nelle ore. Quando incontro

qualcuno mi comincia subito una confusione interiore, un frullato di possibilità

mi apro come una porta per fare entrare, o mi spingo io subito dentro come in una galleria

da vedere oppure mi metto a galleggiare da un’altra parte, sono lì? no sono uscita.

 

E’ che la vedo, l’anima. Negli animali la cerco attentamente. Loro sentono benissimo

questo mentre avviene, ho molti amici tra i cani perché poi ti restano fedeli, come ti avessero dato

le chiavi di casa, il loro codice.

I ragazzi non li conosco, non ho avuto figli, faccio sempre un passo indietro per lasciare libero il loro spazio,

un cerchio intatto ai loro piedi e aspetto con fiducia. I bambini, piu’ sono piccoli

e piu’ è facile e piu’ mi gratificano.

 

Se nessuno sente una vibrazione e fa muro mi offendo. Se sì, sono felice e mi sfinisco per la gioia.

Quando avevo il mio spazio, a milano, dove vivevo e lavoravo, protetta da quello che offrivo,  trasparente nelle cose e nelle intenzioni,

erano gli altri che entravano, e difficilmente era un caso

se rimanevano.

Adesso sono nel vuoto, esposta e senza strumenti, sono fragile e ricevo di piu’, anzi tutto.

Non è facile.

 

Il mondo qui è bello, e commovente. Ho un sorriso sulla faccia quasi sempre, l’aria è pulita

ci sono le piante una lepre le rane i fiori. E’ così diverso dalla città che non sembra vero,

come se uno potesse tirare giu’ un telone e dire, ragazzi lo spettacolo è finito, prendiamo

la metro e andiamo a casa.

 

Ieri ho conosciuto una famiglia americana, vivono appena prima della cima del monte di Cortona,

intorno hanno questo orlo di alberi e sotto sembra ci sia la Terra, tutta, e rotonda.

Appena sotto di loro c’è l’eremo di san Francesco, le Celle del convento, i frati e il loro orto.

 

La amica americana che ha trovato qui in Umbria la “casa per morire” ha chiamato, sono suoi cugini di Little Rock,

possiamo farvi visita? Siamo in quattro.

Venite, hanno risposto, siamo diciassette.

 

Gentili, aperti, tanti figli e fratelli e mariti e ragazzi. Pochi soldi ma i soldi qui davvero

non hanno un gran senso. Avevano un buco enorme davanti casa, lo guardavano perplessi.

Una voragine, ha detto il vicino italiano, ma si puo’ riparare.

 

Tutti professori di storia, i grandi. Perfezionati a Roma, la loro prof italiana li ha costretti a comperarle la casa.

Lei ha 85 anni e non puo’ piu’ arrampicarsi lassu’. Mi darete quello

che ritenete giusto.

Un dovere per loro dire sì. Passano qui il mese di luglio.

 

La amica americana ha chiesto ai ragazzi, cosa fate qui di solito? Pallone, scacchi  musica..

Possiamo sentire un concertino?

Sì, hanno detto facilmente e ognuno ha preso uno strumento. E ci hanno suonato certe vecchie canzoni irlandesi.

 

Mi sono commossa. Li ho ringraziati di amare tanto questa nostra Italia e di esserci.

Ci sono momenti in cui è un gran vantaggio essere pronti a ricevere.  

Puo’ succedere che arrivino dei regali così belli che neanche si poteva sospettare di desiderare.

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12:49:56 AM    comment []



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Last update: 15/09/2006; 16.03.09.