Marina Wiesendanger's
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  06/05/2006; 0.42.09


martedì 18 aprile 2006


 

Sono piena di pasqua, anzi di due, così bene imbottite di cibo di risate e di amici che con naturalezza  ce le hanno offerte, a tavola e sul prato secondo il sole che si dava o non dava,

e grata.

Due donne che hanno lavorato non so quanto, il giorno e la notte prima di sicuro, per mettere

insieme dei pranzi fantastici dove c’era tutto, anche il casatiello e la pastiera e l’uovo ripieno di uova gelate al cioccolato, eppure a guardarle erano  due signore ancora belle e sorridenti.

 

Pensavo che è questa la nuova tendenza che il nostro mondo sociale deve svolgere. Ho visto che pure a NY sono tutti più educati, gentili, si alzano dal posto nel metrò per fare sedere mia nipote, quella che non poteva avere figli, incinta un’altra volta. I vicini si conoscono, si fanno visita, si offrono per un aiuto. Un borgo, anche lì, una voglia di quartiere che una volta, recente, non c’era.

 

Sul prato c’era gente diversa, con storie inaspettate. C’era una coppia straniera, lei svizzera lui no, americano, dal Colorado lui,

Taos lei dopo anni di Zurigo. Hanno due cani vecchissimi, anche loro

volati in Italia, un lupo sordo ma carino, una mastina incrociata con rottweiler, molto rott, sdentata.

Gli ho allungato ogni osso di agnello che ho recuperato aiutando a sparecchiare il prato.

Lui così contento di essere in Italia che è venuto a dormirmi sopra i piedi.

Erano ospiti dai nostri amici e si sono incantati, vogliono stare qui, cercano casa. Per lavorare

gli basta il computer, il problema è la scelta del posto. In centro di un paese, o almeno in walking distance? Sì cara, ma quando fai la spesa,

quella pesa anche solo per 500 metri. La minerale va considerata bene.

Ce n’è una bella a Montefalco ma dalla finestra si vede un brutto enorme serbatoio.

Ecco, è più facile dimenticarsela subito che abitarla e vederlo tutte le mattine.

Discorsi da dopopranzo che si intrecciano in napoletano inglese romano e il mio accento milanese.

La più forte fin qui è la scelta di Nancy, il cognome lo taccio, è già troppo famosa, va bene, è Hart, giornalista americana

che fu mezzo busto al tg della sera e oggi alla Fao, scrive libri e tiene conferenze dovunque,

è già volata in India a insegnare ai giornalisti come si fanno le interviste, ancor prima di digerire

gli arrosti e le colombe ripiene ma prima mi ha raccontato come ha scelto la sua casa qui, vicino a Cantagallina, in fronte a me.

Perché è così. Ognuno di noi crea una storia diversa, scegliendo la sua prossima vita.

La sua: un suo amico fidato le ha detto, Nancy ma tu devi mettere radici, va bene una casa a Roma ma lì vivi in una  cartolina,

non un vero posto. Devi trovare una casa per morire! Prova in Umbria, vai a vedere.

Lei è andata, non capisco come, è una donna molto indipendente, deve stimarlo davvero molto. Si trovava sola a Villastrada

 e in un italiano (ancora oggi) impossibile chiedeva

se c’era una bona casa per morire. Venduto, venduta, e quella? Venduta anche quella. Entra in un bar, il tipo di bar dove

se chiedi un martini te lo versano nel bicchiere grande caldo di lavatrice,

pieno fino all’orlo  senza ghiaccio nè possibilità, e dice ma qui è tutto venduto! Come mai? La indirizzano ancora,

e in mezzo a una stradina c’è un vecchio che si sbraccia, ferma ferma, è lei l’americana che cerca una casa per morire? È la mia,

questa, io gliela vendo subito e vado in città!

Piena di gatti a cui non si piega, scrive libri e prende aerei, fa grandi improvvisate feste quando torna, e non fa a tempo a imparare questa lingua perché tutti ne parlano un’altra o vogliono esercitarsi e va bene uguale.

 

Intanto  che racconta la gallina piccola di Chicchi cerca di fare un uovo dietro a un lampione. Pensa di nascondersi.

 

Nancy mi dice che ultimamente ha imparato una parola nuova qui, coglioni. Brava, le dico, una parola importante,

un riassunto d’Italia, infatti siamo due come da legenda. Altroche un popolo diviso in due,

riassumendo siamo due, io e l’altro.

E tutti voi stranieri che fate a spinta per vivere qui. Un gran complimento, mi rendo conto guardandovi e ascoltandovi.

E’ ora che cominciamo a considerarci un pò, a piacerci, a fare quartiere. Siamo sempre stati due, oggi è evidente dal momento che ci siamo contati.

Invece oggi sul prato, e ieri a una tavola preparata con  che cura! , 

siamo tanti

e tutti diversi e tutti vogliamo

parlarci e ascoltare e scambiare e pronti a fare una nuova amicizia.

 

Una vera pasqua, anzi due.  

 

 


11:29:56 PM    comment []

© Copyright 2006 Marina Wiesendanger.
 


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