Marina Wiesendanger's
Radio Weblog

  02/07/2004; 14.45.02


mercoledì 16 giugno 2004


 

 

 Mie care Patrizia, Bianca, Silvia. Gianna, e tu nipote. Amiche mie. E se ho lasciato un nome, è cmq nel cuore. Sto vivendo un periodo tutto da verificare con voi, perché vivendo si toccano molte note e, chi qui chi là, una musica la dovranno pur dare.

La mia vita finora è stata fortunata e viziata. Quando ho confessato al macellaio del piccolo borgo di Paciano che mai, ancora, avevo toccato una lavatrice, e che mia intenzione era imparare  finalmente a manovrarla, lui mi disse, rosso e perplesso “ ma ormai ti conviene lasciare stare”.

Per dire che anche l’ultimo incontro maschile, neutro e casuale, mi aveva convinto che si poteva sopravvivere.

Così come me.

 

Non ho mai avuto paura degli uomini, dopo mio padre.

A lungo mi sono bevuta la storia che lui desiderava un maschio, ma il mio nervoso istinto femminile mi ha fatto capire presto che era una scusa. Lui aveva sì paura delle donne.

Era un sentimentale. Telefonava a mia madre- io non c’ero- e invece di dirle pronto sono Gigi

Sei la Cocca?- preferiva suonarle il violino come sapeva fare lui. Mia madre sapeva che sarebbe stata dura, ma le si sono piegate le ginocchia a ogni telefonata fino a sposarlo.

Per dimostrarmi che era un duro, mi ha insegnato a guidare a tredici anni.

Ha chiesto in casa – casa uguale lei- un uovo fresco, ha preso la sua alfa nera pantera 1900

E mi ha portato appena fuori porta e si è fermato leggermente in salita.

Lì mi ha tenuto una noiosa lezione freno frizione, poi è sceso dal carro, ha messo un uovo dietro le ruote posteriore e ha detto, se non hai capito qualcosa dimmelo. Se invece sì, parti e cerca di non schiacciare l’uovo, che la mamma non sarebbe contenta.

 

Anche il sesso non è stato un problema. Se avevo capito l’uovo, figurarsi il pulcino.

Ho scelto amici maschi, che erano piu’ leggibili delle amiche, quindi il mondo in questo senso è andato in discesa.

E’ così che sono stata viziata, pagando anche duro, cioè senza figli. Si fa presto a dire “senza”.

Ci sono un altro mucchio di cose che arrivano e prendono spazio. Il lavoro per esempio.

Tanto intenso proprio perché altro granchè da fare non c’era. Che perdi di vista la lavatrice la lavapiatti ma, sulla spinta organizzativa, ti preoccupi, e completamente, della colf.

Anche qui c’è molto da dire. Il riassunto è che Zaza è con noi dallo stesso anno che ci siamo conosciuti, l’abbiamo fidanzata sposata battezzato i 2 figli, e lei in cambio è fuoruscita e non mi ha permesso di sapere mai come si stira si cuce si lava un piatto di tagliatelle saltate al formaggio.

 

Ora: con tutta la storia dell’operazione di Kobi, che qui taccio perché voi  ne sapete quanto me e io non ho piu’ parole per ringraziarvi dell’aiuto grande che ancora oggi mi date, succede che sto vivendo una storia dal vero e dal nuovo con lui qui in campagna.

Il marito di Zaza, sempre in fondo un po’ geloso della storia di noi tre, si è fatto venire due infarti

E l’ha incastrata a milano, mentre noi (tre) avevamo dei bei programmini di convalescenza laddove io  mi sarei occupata del marito dell’orto dei fiori e delle pappe, e lei le ben note cose che ama fare così bene,

per poi trovarci al tramonto con una bella sigaretta a parlare dei rispettivi , i mariti, e dei non rispettivi, i suoi figli.

Saltato tutto. Ma perché Zaza non mi ha insegnato niente in questi lunghi anni?

Io le ho insegnato un mucchio di cose! Anche a cucinare! Che è una cosa che mi viene da mia nonna, mentre la sua le insegnava i riti magici e pappe ciccia, mangiava solo pesce crudo appena pescato.

 

Quindi: lavare, ho imparato e mi piace moltissimo. Scopare, sembro ai lavoro forzati. Stirare chissenefrega però ho deciso che d’inverno sarebbe carino. E sembra essere tutto quello che c’è da fare ma non è così .

 

Dopo un mese, sono un po’ stanca. A Kobi nel belmezzo della convalescenza, belleriuscita,

-in paese dicono ? Oh Kobi come stai bene! Marina, oh sei un po’ pallidina!’ gli viene una bronchite con febbre. Lo dico così leggermente, ma non credetemi, sono fuori di me.

 

Decido di andare a milano, con le nuove lastre che il chirurgo confronterà con le lastre vecchie.

Viene suo fratello e mi dà il cambio.

Il cambio…  Come mangeranno? Chiedo a mia cognata. Alors, Marina, tu vas pas te préoccuper pour ça!

Ils sont grands, adultes, et je mets des rostli et bratwurstels dans la valise!.

Ma chère, io non so fare andare la lavatrice, ma tu che sei una casalinga complète, tu sei fuori

dal davanzale! Io non sono partita,e ho visto giusto, perché  loro sono seduti a tavola con un piatto di tagliatelle all’aglione e la testa girata a vedere Olanda germania –indovina per chi tifano, uno bronchitico e l’altro no-

E non gli viene neanche in mente di versarmi un bicchiere di, ma di cosa?, di vino acqua o di viacal, di niente.

Due bambini seduti a mangiare la pappa, quindi il risultato è che ne avevo uno, adesso ne ho un altro di rinforzo.

 

Non ero preparata.

Di schiaffi , nel senso dell’imprevisto, ne ho presi nella vita. Allora poi si usava .

Questo è un tipo nuovo.
Ah no, un altro! Svuotavo la ruera ieri sera e chiesto all’amico americano gay,venuto per dare una mano (quale ?)  ti spiace se ci fermiamo allo scarico pattumiere?

 Oh noo! ha detto lui mentre già (sono veloce) arrancavo col saccone puzzone, vuoi una mano? Ma figurati, ho detto io scaricandogli le bucce di melone ( ma hanno gas?)  e altre amenità nel cofano.

Ha bruciato la frizione sulla salita, e gli sta bene.

 

Stamattina Kobi cerca un imbuto, per mettere un aceto aromatico, due dita che ci hanno regalato, in una bottiglina svizzera che mia cognata mi ha mandato. Come si mancasse un altro oggettino qui.

Ne ha mandate due. L’altra, la sballo dopo che ho rotto la prima.

Cerca l’imbuto come se non abitasse qui. Dice, ma siete pazze ( due?? Dov’è l’altra cortigiana, la voglio conoscere, ci teniamo compagnia!) a vivere con questi cassetti!

Decido che è l’ora di guidare. Prendo la macchina e vado in posta a spedire le X-ray al medico di Kobi.

Sono tutta nuova perché non sono mai entrata in una posta fino a  oggi, guidando, poi!

Entro e dico, aiuto, è la prima volta che entro in posta. Mi fa lui, la busta non va bene.

 

Ci riesco, e trovo un messaggio sul cello, dice “ sei vuoi veramente andare dal parrucchiere,

è per le quattro”. Rispondo con messaggio “ Sì”.

Questa amica romana è oro vero. Mi porta per paesini che non sono segnati sulla carta fino a uno che non c’è, è una strada, e lì c’è una porta con scritto ‘Tiziana’ e entro. E mi spavento.

Chiede Tiziana, ‘Colore?'  Perchè ho una crescita, sembra bianca, di 2 cms, a me crescono in fretta, piu’ in fretta del normale. Momentino, dico e prendo il cello, telefono a milano, a Coppola e dico

‘ehilà, sono Marina Wiesendanger’

‘Salve, signora Wiesendanger, come sta? E suo marito?’

‘lasciamo stare mio marito, è di me che si tratta. Sono qui a..in Umbria, e sono seduta dalla parrucchiera Tiziana, e ho 2 cms di crescita e devo fare il colore. C’è Riccardo che gli passo Tiziana

che si parlano tra loro?’

Sono veloci da Coppola juniors. Tiziana mette l’altoparlante. Si dicono delle cose che fanno fermare i phon delle due lavoranti e anche le 3 clienti, una con jeans abbassato, due con testa anni sessanta,

in un silenzio mortale. Si sente distintamente una querelle, civile e fredda, sull’Oreal, che non c’è, e sulle cartelle colori disponibili.

Tiziana regge bene, Riccardo sembra Aldo Coppola in persona, affabile ma deciso, e termina così:

“ Metta bene il colore che lei chiama ‘cappuccino’ sulle radici, ma non mi tocchi le punte della signora Wiesendanger!”

Non so perché ma mi sento protetta. Anche se, quando esco, sono una cosa da piangere.

Però i capelli ‘cappuccino’ sono lucidi e hanno un’aria sana. Sana, anzi paesana.

 

Torno a casa tardi. Ho portato dei vini dalla cantina sociale. I due fratelli non aspettavano che me.

Mi vedono e in coro, gentili,  fanno ‘oohh!’.

Mi scivola, giuro è vero, da una mano una bottiglia di grechetto.  Sbaff, tutto da raccogliere, asciugare, scopare.

Ma adesso, ormai, sono cose che so fare.

 

Mi sento il bisogno di parlarne con voi, che sapete riconoscere, nella leggerezza delle parole, un carico da undici.

 

 

 

 

 

-          


12:27:07 AM    comment []

© Copyright 2004 Marina Wiesendanger.
 
Giugno 2004
Dom Lun Mar Mer Gio Ven Sab
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30      
Mag   Lug

 
__________
 
Archivio
     
__________
            
__________