Marina Wiesendanger's
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  27/08/2004; 3.03.13


venerdì 2 luglio 2004


 

 

Un bellissimo film, che ha corso il rischio di ricevere il massimo premio

- a Cannes? non so-  e giustamente non lo è stato, perché molti che scrivono di cinema non avrebbero capito, a quanto leggo qua e là in rete.

 

Quelli che non potevano capire sono gli stessi che scrivono male recensioni di  Le Invasioni Barbariche, o di Un film Parlato, grandi  formidabili pezzi necessari a tirarci su dalla depressione della p. es. televisione e darci un po’ del nostro pane quotidiano (?) spirituale , un po’ della nostra coscienza. Come fa un buon libro

che non sia anche giallo.

 

Il Film Primavera… è un’immagine di sogno. La scena è un tempio buddista galleggiante su un lago, intorno colline di boschi verdi e basta.

I personaggi sono pochi, un maestro e un bambino che apprende da lui, due donne, due poliziotti.

Questi ultimi quattro appaiono brevemente e rappresentano il mondo esterno, che è potente, le donne, e violento, i poliziotti. Violenza solo di mestiere, perché sono reversibili, a contatto con

la filosofia dei due monaci diventano umani, buoni, comprensivi. Due pirla qualunque con il cuore in mano.

 

Il film dice che saremmo tutti così, se solo avessimo dei buoni maestri.

Che si puo’ svolgere la vita in modo naturale con le giuste istruzioni per l’uso, uso dei valori e delle esperienze.

 E’ un concetto semplice, di difficile attuazione. Anche se, a pensarci, dovrebbe essere facile, gli errori umani p.es. sono sempre gli stessi.

 Lo stesso vale per il sapere accogliere la vita – noi qui oggi siamo alla discussione sulle cellule staminali-

 e la morte. E lì. anche se non ci prepariamo come è naturale, perdiamo l’ultima occasione perdendoci.

 

Non è quindi l’esistenza, il punto del film. Quella scorre via indisturbabile. Piena di altro, sì, ma potente in se stessa.  Sembra non si possano fare grandi cose in due su un tempio galleggiante, eppure sono sempre attivi e occupati.

Il punto è la bellezza del mondo, preso in questo angolo di acqua e di verde.

 L’acqua cambia spessore e consistenza, diventa pioggia neve e ghiaccio. Il verde diventa colore, tutti i verdi giallo rosa arancio. Il mondo è proprio bello, e vive una sua vita che dà gioia

guardare. C’è un albero, grande, con le radici nell’acqua, acqua bassa acqua alta secondo le stagioni.

e che è il punto di riferimento dell’esterno. Questo, quando l’hai visto, lo assumi come personaggio,

non meno forte di un Cary Grant del cinema hollywodiano. Lui sta dalla parte del Mondo.

Per la vita mortale, la nostra, i personaggi sono le porte. A parte bellissime tutte, si aprono assurdamente su quello che ci sembra niente. Invece dividono da sole, senza muro, lo spazio del sonno e quello della veglia, o si aprono sulle cascate.

In Marocco ho visto una cosa così. Ho fotografato questo enorme cancello di pietra e ferro, aperto, in mezzo al deserto. E c’era un ragazzo in bicicletta che ci passava in mezzo.

Avrà avuto un senso preciso, chissà quale confine era lì a segnare.

Anche noi abbiamo le nostre porte interne, anche le nostre sono inspiegabili a prima vista.

 

Un bellissimo film, e anche di azione! girato da un uomo sensibile educato e intelligente che appare alla fine nella parte del monaco bambino cresciuto.


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© Copyright 2004 Marina Wiesendanger.
 
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