Marina Wiesendanger's
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  02/07/2004; 12.41.20


martedì 22 giugno 2004


Partiamo, andiamo via dalla campagna.

Non so quanto mi farà male. Adiòs pomodori verdi, gelsomino

bianco, anime mie profumate. Abbiamo lavorato tanto insieme.

Grazie ribes, che maiale con la salsa rossa! grazie rose, grazie forbici e soprattutto guanti! Grazie.

Se faccio l’elenco mi dovrei fermare qui, in questa stanza della notte, con il profumo che entra dal balcone, gelsomino, sì e curiosamente mischiato alla ginestra della collina, per un giro di vento strano, straordinario, una carezza che mi impedisce addirittura di accendere una sigaretta.

Se poi comincio a salutare le lucciole nelle lavande, mi verrà da piangere.

 

Kobi  oggi ha pubblicato il suo post su tutto quello che gli è successo.

Possiamo chiudere il comp e partire.

 

Una cosa ancora la vorrei dire, chi avrà piu’ tempo a milano!  ed è quello che si era temuto…

 

L’incidente

 

So che c’è gente che gli è venuto un brivido quando ho detto che avrei guidato dopo tanti anni.

Anche a Giuseppe ha dato pensiero la salita davanti a casa.  Un’amica mi ha suggerito un autista,

“cosa vuoi che costi in quel paesino”

Quando poi , preso in mano il mezzo, ho capito che c’è che il freno a mano che non funziona, tutti insieme, me compresa, abbiamo pensato a un possibile incidente. E’ avvenuto oggi.

 Lo sapevo che sarebbe stato il punto debole.

 

 

La Uno bianca ha , anzi non ce l’ha, la marmitta o chi per essa. Fa un rumore esagerato e strafottente di cui mi vergogno un po’. Quando affronto la curva che si vede il paese da lontano il giornalaio prepara Il Foglio Il Corriere e la Settimana Enigmistica se è venerdì.

Abbiamo fatto una visita a Giuliano il meccanico. Una sciocchezza, ha detto, venite quando vi pare.

Io dal meccanico mi annoio sempre un po’. Lui è carino davvero, ti offre un caffè a qualsiasi ora del giorno. Non puoi rifiutare. Lo porta, un bicchierino di carta sull’altro, bollenti, avvolti in un tovagliolino. Uno, e poi è come quel gioco di chi resta senza seggiola, che va a finire che cade.

Qui ci si scotta di brutto. Preferisco lasciare andare Kobi da solo.

io ero in salvo a casa.

Kobi, parcheggiato in posizione, messo la marcia, ha bevuto il caffè con la pezzuola tutta sua.

 Giuliano ha messo la macchina sul ponteggio. Ha trafficato sotto, ha negato di potere fare qualcosa per il mio non freno, si è infilato nel finestrino e ha acceso il motore.

Nel frattempo sono arrivati  due anziani in mercedes . Scendono e si siedono in attesa del caffè, di fianco ( di fianco!)  al ponteggio. Partecipano e aspettano.

Dicevo, Giuliano accende il motore. La macchina parte, è in prima perché, appunto, non ha il freno a mano.

E schizza, da sola, potentina ancora, contro il muro del garage.

Io non c’ero. Lei, un incidente doveva farlo. Giuliano non si chiama così, mica posso rovinarlo.

Lui è arrossito, io lo trovo un destino benevolo.

Adesso la mia uno ha un bozzo in fronte, sembra agli altri, a me sembra che mi faccia l’occhiolino.

 

 

 

 


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