Marina Wiesendanger's
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  21/09/2004; 11.48.58


venerdì 26 settembre 2003


 

 

Arrivata a questo punto. Perché mi accorgo che ci sono arrivata..

 Mi sento in grado di fare il punto su delle cose.

Per es., ho considerato la svizzera, dopo anni di conoscenza, anni di viaggi,

e ho deciso che è, forse, il paese piu’ esotico che c’è nei miei diari mentali.

Sic.

 

La cioccolata, intanto. È dappertutto, ed è esotica. Le sigarette. Sono le migliori

quelle fabbricate lì. Non uccide il fumo svizzero. Per restare nei vizi, la marijuana si vende,

solo no fumare in pubblico, bitte.

 

E’ pieno di spettacoli, sempre i migliori cabaret mai visti.

Parlano 4 lingue su ogni palco, così ti togli lo sfizio di capire.

 

Ecco, la lingua è un disastro. Quella sì. Quando lì, vedo Kobi che parla, io non lo riconosco.

Penso che è la sua lingua, e mi viene un accidente. Penserà di me cose in svizzero? Questo ragazzo grande, bello, che non sono riuscita a spaventare mai ..nè ieri né oggi, mai.

Per dire, del treno, che parte alle cinque e cinque, si dice fuf ab fufi, con la u stretta. Questo, in uno dei cantoni.
In un altro, distante 25 metri, si dice foif ab foifi. E nel prossimo, fif ab fiifi.

 

Perché lo svizzero nasce prima del tedesco, i tedeschi lì non capiscono gli svizzeri,

se gli svizzeri non vogliono farsi capire. E non è scritto (ci mancherebbe!)

E poi, sono snob. A me non dispiace. A Barcelona, Expo mondiale, il padiglione svizzero

recitava in grande LA SVIZZERA NON ESISTE.

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Qualcuno ha protestato.

 

Parlo tanto perché mia cognata mi ha invitato a vedere un circo nel lago.

Au bord du lac? Ho chiesto.

Non, Dans le lac, ha risposto.

 

E’ una compagnia di artisti (svizzeri) che ragiona così: il mondo è rotondo e anche lo spazio.

Cerchiamo in natura un posto che ci ispiri, una valle. Scaviamo un buco nel prato, un bucone.

Riempiamolo di acqua, adesso è un lago. Usiamo tutto, sotto mettiamo strade, ponti, macchine

( e relativi tecnici sub) da cui apparire sopra. Sulla superficie mettiamo il palco e sopra nel cielo degli oggetti su cui poi saliamo e cantiamo e da cui ci tuffiamo.E una grande gru.

Entriamo poi nell’acqua, anzi ne usciamo con i piedi, indifferentemente che sia acqua o aria.

Mi hanno fatto sballare! Usciva un’orchestra, e un sax dolcissimo, lui suonava in camicia, appassionato. Venivano su piano, facendo musica.

Entrava una donna in abito scollato nero, portandosi un beauty rosso e una valigia Hermes.

Se ne andava in acqua camminando decisa, poi annegava lì sotto. Riappariva in cielo.

Come si cammina in acqua?

Mille persone per sera, da maggio a oggi. Tutti gli svizzeri!! E perché in Italia non si sa niente?

Lo spettacolo si chiama AQVA,  il gruppo Karl’S Kuhne Gassenschau.

Forse è per questo che non se ne sa niente…


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© Copyright 2004 Marina Wiesendanger.
 


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