Marina Wiesendanger's
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  01/03/2005; 16.25.46


mercoledì 23 febbraio 2005


Sono sempre stata piu’ testona che bella, piu’ testarda che intelligente, piu’ testa dura che tutto il resto.

E sì che ero bella intelligente e brava. Tanto per dare un’idea.

 

Mia madre mi ha chiamato spesso Gran Sasso d’Italia.

Una cha ha fatto aprire gli Uffizi a 13 anni, fuori orario. Beh, il pullman della scuola era arrivato in ritardo.

Una che in viaggio di nozze in Austria ( in Austria! Viaggio di nozze!! Pensandoci adesso, era prevedibile

che il matrimonio fallisse ) annoiata a tavola, sentendo decantare dall’ostessa  il monastero di clausura di Mayerling,lì dietro l’angolo,

teatro della storia dei due amanti suicidi , http://www.newton.rcs.it/Pregresso/2003/06/2003060100018.shtml

ha preso cioè ho preso il telefono, nove di sera, parlato col Monastero chissà a chi e in che lingua,

per le dieci le monache mi hanno aperto i cancelli. Beh, ero una sposina italiana .

 

La famiglia rideva di me, ma con sollievo. Non si sono mai preoccupati troppo per me.

Fidavano nella mia cocciutaggine.

 

Quest’anno mi sono detta che l’influenza, no non mi avrebbe beccato. Ogni inverno mi stronca in letti anche stranieri

con complicazioni da fumo. Mi curo sempre con l’omeopatia, tendo a oriente in medicina,

agopuntura shiatsu e tutto il pacchetto. E’ così che esco dalle bronchiti perché gli antibiotici mi fanno così

schifo che sono diventata  intellettualmente allergica. Come si è con tutte le allergie.

 E’ successo in Cina, un mucchio di anni fa, c’era Mao. Volevano mostrarci l’ospedale, un forum circolare

sopra le sale chirurgiche, e con i miei occhi ho visto mettere aghi come anestesia, tagliare una gola per

prelevare un tumore, una pancia per togliere un’appendice. I due ospitalizzati, finite le rispettive operazioni,

si sono messi seduti sui loro lettini, infilato il camicino, ringraziato unendo le mani, e trotterellato via sulle loro gambe.

 Ero entusiasta, non potevo contenermi, la mia visione della medicina era cambiata. E mi ha anche salvato,

proprio là, la vita.

 

L’influenza no, quest’anno no.

Perché la testardaggine funzioni, bisogna essere mirati e attenti. Sempre pronti a vedere quando ti passa davanti

l’occasione. Quando, e non se. E deve essere un bisogno intimo, a cui non puoi negarti. La Borsa non mi ha mai interessato,

quelle poche volte che i soldi mi catturavano, è andata come con il monastero. Sììì! Poi però mi distraggo..

 

L’influenza: qualcuno mi parla di qualcuno, ho l’orecchio interno teso, ottengo un nome un numero di cellulare e il giorno dopo

incontro Mei. Lei è una dottoressa giapponese che, da ragazza, ha avuto un incidente di macchina con il suo fidanzato.

 Un brutto affare, operata alla testa, andata in coma. Il suo Maestro l’ha riportata fuori, lei  però non riusciva a

parlare perché, forse, mi ha detto, era anche la tanta rabbia verso il suo ragazzo che aveva la colpa intera del disastro.

In due anni il Maestro e due dottori l’hanno rimessa a posto. Oggi il suo desiderio è aiutare i corpi  degli altri come è stata

aiutata lei, e secondo quello che sa fare.

 Per fortuna in gennaio io ero tutta incricchiata e, anche se mi sono lamentata tanto, capisco che è stata una fortuna

perché mi ha portato  Mei.

La sua cura è il calore. Apre un astuccio, tira fuori un coso di ferro come un piccolo portasigari doppio e ci infila

dei bastoncini fatti di erbe speciali, sette. Hanno un intenso profumo, buono. Li accende e crea così una caldaia all’interno.

 Quanto calore Mei? Maximo 880 gradi interno, 120° esterno, mi fa sapere.

Me li striscia di piatto sul collo sulle spalle la schiena, tra i capelli, sulla testa. Che bel caldino!

Poi mi soffia, con un altro ferro che ci ripara dalle fiamme, il caldo senza toccarmi.

Avviene tutto davanti allo specchio perché voglio vedere quando si incendia il pigiama arrotolato sulla schiena per l’occasione.

 Mai, fin qui. Ma è ugualmente impressionante, la piccola Mei, sembra la versione orientale della pubblicità del Termogène.

 

Dopo la prima seduta di due ore sto meglio e mi viene tanto sonno. Dovremo smettere di incontrarci di mattina.

 Intanto nevica, fa freddo, la televisione dice che sono 6 i milioni di italiani a letto con l’influenza. Non io, e mi viene il fou rire

 sotto le fiamme perché mi si fa di botto chiarissimo come funziona. Il virus, i milioni di virus sono tutti  intorno a noi come la tipa del vodafone,

 in questo tremendo attacco d’inverno!

Intorno a voi, perché i miei sono morti, incendiati, affumicati, scappati in ambienti piu’ sterili e freddi.

 

Se state male, se proprio mi si chiede una mano, se mi si prega ( preferisco i tulipani, bianchi o gialli, adesso)

 sono disponibile a cedere questa tesora per qualche ora.


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