Marina Wiesendanger's Radio Weblog



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martedì 15 febbraio 2005


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Tornando mi sono trovata  queste fotografie nella macchina. Voglio dire, solo queste.

La bella città, un bar francese, bar à vin, due tavolini sulla Senna, freddo cane ma primavera,

dentro al caldino, un  ballon di rosso targato ( è questo il loro lavoro, i vini,

l’Ecluse è il nome e dovrebbe spiegarci, però io ancora non posso dirlo perché non l’ho capito.

Col rosso che ti raccontano mentre ti interrogano perché tu sia informato di quello che veramente

 vuoi –una specie di divano psicanalitico alcoolico- ti portano qualcosina da mangiare,

 non si puo’ bere mica così digiuni alle 7 di sera!

Io ordino un grand verre di sauternes , non il petit, e avec posso avere roquefort e gambi di sedano.

 O Stilton blu.

Prendo il roquefort, grazie.

 

La moda è allarmata. Dovrebbe interessare tutti sapere come sta. La moda ha scandito la storia

del mondo. è una professione molto seria e molto dura, fare lo stilista.

Non è che  Alessandro Magno non se ne curasse, e in battaglia. Per non parlare di Dario l’imperatore persiano,

era vestito da dio, e tutto diverso dai Romani quando si sono dati appuntamento. 

Mi fermo ma, dalla foglia di fico –fichissimo quello che l’ha inventata! – alle divise, alla Francia delle mie foto

ma ai tempi di Versailles, e i costumi della rivoluzione..( dove nasce il pret-à-porter)  appunto mi fermo perché arrivo alle piume degli indiani , tanto per allargarci sui cosmetici e accessori. E’ vero.

 

C’è aria di crisi; la crisi serve a mettere in luce quello che in tempi non sospetti si andava preparando.

Chiudono una stagione, ne aprono una nuova. Improvvisamenti gli estetismi che sembravano wow si svuotano, si fanno estranei e inattuali,  diventano ingombri e  impedimenti alla vita attuale.

 

La fase, per arrivare ci ha messo tanto tempo, adesso è qui è piena. Tutto cambierà, il visibile. Era ora.

 

La moda europea reagisce bene.

Ma da guardare per capire tutto  c’è film e Tv.

 

Esempio:  le ragazze, dovunque, quelle  coi capelli lunghi, lisci, biondi o possibilmente biondi.

Ma piu’ importante è lunghi,. E piu’ importante è LISCI.

Anche se di lunghezza media, che sei lì che te li tiri per far prima.

Io stessa mi trovo ogni tanto come soffiata a ciuffi lucidi e diritti, sembra che mi son tolta la cuffia tanto sono

schiacciati e elettrici dalla radice in giu’. Però domani rimedio, ne ho viste troppe della mia età con i capelli come spaventate.

E’ finita la faccia per queste acconciature, sotto i 30, ma davvero non dopo i 43! Che non sia che ti scambino, da dietro, per tua figlia! Non facciamoci così male.

 


6:41:28 PM    comment []


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È finito anche il momento per questa acconciatura di massa.

 

Vedere Melinda & Melinda, capire che è il film di un grande parrucchiere.

E’ suo il film, e Woody.Allen è solo il genio che gli ha affidato il messaggio.

Storia: ci sono due donne, anzi una sola. Due storie due vite, il nome è quello, Melinda,e anche l’attrice, bellissima,

 ma potrebbe, lei, essere due

con due caratteri e scelte di vita diverse, e, diversissima, a rappresentare l’idea –e anche a permettere

di non  confondersi,  - qualè questa? L’isterica o la remissiva?-  mentre ci fanno vedere pezzi misti di tutte due.

che appunto è una, come fare capire? I Capelli ! dalla pettinatura ( geniale, geniale pettinatura!!!) prima che da ogni altra cosa, “vestiti compresi”

 

Stessa intuizione in TV, regista David Kelley, un mito. Telefilm Allie McBeal. Una magra sui 36 chili, e chi la conosce lo sa, con i capelli anche lei lunghi e drittissimi, su una testina-teschio, adoro questa serie.

Era andata via per mesi , è tornata. Allie è pettinata diversa, è  difficile ammetterlo dopo tutti questi anni di attrezzi liscianti,

un fatturato impressionante, l’industria al servizio del phon, un camaleontide, diventa pettine, aria spazzola, tira in ogni casa. Su ogni ragazza. O no ?

 

La nuova pettinatura è quella che ci renderà libere. Come asciugate con l’asciugamano dopo la doccia, un po’ di regular phon dietro per la cervicale, sbuffetti davanti mossi dalle dita, ma da snob, casualmente.

 

Qui è arrivata a capire la moda oggi, con (quasi) tutti i suoi stilisti professionisti.

 Dice, la fase di transizione è arrivata.

E io sono d’accordo, giuro che con un occhio (solo) l’avevo sentito anch’io. Difatti l’ho subito riconosciuta

perché inconsciamente (?)  l’aspettavo. P.S. l’occhio era quello metafisico.

 

 

Ci sono, e da molto tempo,  tante pulsioni dietro a tutto quanto ègià stato visto, e noi no,

 siamo andati avanti come fosse ieri.


6:37:49 PM    comment []


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 Vedo i giovani designers studiare il taglio la forma. Il colore dopo, non cercano sensazionalismi facili.

 Hanno bisogno di spazio per nuovi graffiti.

Una bella crisi, e se lo prenderanno. A capirlo un po’ prima, non ci falliva Versace…Anche Jill Sanders,

non ci sarebbe rimasta così male, e il signor Prada avrebbe fatto una migliore figura.

E zitti quelli del prodotto a buon mercato, zitti Benetton eccetera, perché era chiaro che arrivavano le

Nazioni per merenda, perché, non è made in Turchia il loro prodotto a buon mercato?

 

Sì, fanno pensare a un rinnovamento necessario che deve partire da noi.

 

La cosa importante è che non ci puo’ prendere piu’ di tanto, l’immagine ormai.

Siamo piu’ da bar à vin. Sono sola?

 

Basta sapere che segui un pensiero, il tuo che si va formando man mano, come a tutti.

Il mio pensiero di lavoro è che ho capito che non solo lo sanno tutti, ma che con rigore

ci lavorano sopra. Lavorano su un terreno minato che li farà vivere o scomparire.

 Quante Allie Mc Beal per strada tra sei mesi? Quante ancora non

sanno che il capello lungo dritto  biondo è datato e veramente troppo  noioso?

 

Il pensiero intellettuale è che, accidenti quanto c’ho da pensà!

 


6:28:08 PM    comment []

giovedì 3 febbraio 2005


E’ il fioraio di Milano, il Bianchi di Via Montebello.

Non saprei dire chi non lo conosce. E’ carissimo ma puoi avere

quello che nessun altro fioraio puo’darti.

 

Anche il posto che abita è bello, d’angolo sulla piazza grande,

fatta di grandi aiuole un po’ pelate d’inverno, e di panchine e alberi grandi.

C’è sempre una macchina in doppia fila, qualcuno è andato a comprare

i suoi fiori incredibili o un cesto composto come fa lui.

 

Dentro, due stanze dove si sta subito bene, i muri scrostati ad arte,

soffitti di cotto piccolo una bella scala di legno che porta al laboratorio e la conservazione dei fiori.

Passando sull’altro marciapiede, attraversi automaticamente per guardare

in vetrina i suoi grandi papaveri le rose i tulipani le piante.

 

E ora dentro trovi un piccolo bar, due tavolini, un ripiano di paste tartine e croissants.

 Nell’altra stanza, sei forse otto tavoli, è diventato un ristorante tra vasi pieni di fiori.

 E’ bellissimo, piacevole, improvvisamente vuoi mangiare lì, merenda, caffè, qualsiasi cosa,

 nessuno vuole piu’ andare via senza averci abitato almeno un po’.

 

E questo è un problema perché noi milanesi lo abbiamo scoperto tutti insieme.

La prenotazione è obbligatoria, se trovi il telefono libero. Di sera non se ne parla,

di giorno, se è bello e con il sole come oggi, aspetti che ti chiamino seduti sulla panchina in piazza,

in attesa che si liberi un tavolo.

 

Un successo,  dovuto sì alla grazia dell’ambiente e ai profumi dei fiori,

 ma soprattutto allo stato d’animo di questa città

 che si è inasprita da un po’ e nessun locale ha saputo scaldare così.

Non è un nuovo ristorante, a chi interessa un posto alla moda in piu’, ai turisti forse, alle modelle,

al milanese non solo non gli importa, ma è già prevenuto alla notizia. “ ha aperto pinco pallino, hai sentito?

Echissenefrega” ecco la risposta del mio concittadino. Lui non vuole tendenza ma rassicurazione.

Quel posto, senza il Bianchi dietro, non avrebbe oggi nessuna chance a milano.

Quando si spazzola via un vecchio e buon negozio qui, puoi aprire anche le porte del paradiso al suo posto,

l’accoglienza in città è un mugugno e un rifiuto di novità.

 

Ma questo è il Bianchi, il fioraio di milano, ma va? Ed è subito rassicurante quanto pieno.

Si sta lì felici a parlare a voce alta, ci si riconosce nelle facce e nel sociale borghese,

 non si mangia bene, ma neanche male, si beve benissimo, anche il caffè, e cosa ci importa a noi,

abbiamo già mangiato di tutto dappertutto.

 

 

 


12:44:03 PM    comment []



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Last update: 23/06/2005; 16.02.13.