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Macef

Venerdì 3 settembre, riprendono le attività commerciali, a milano si apre il Macef.

Ci vado, un bel po’ che non lo vedo, la mostra di Parigi è contemporanea, stesse date  –e già questo la dice lunga sull’acutezza “commerciale” e per gli espositori e per i clienti che hanno tutto da dividere, e quindi ridurre ogni guadagno almeno a metà!-  e io le ho sempre dato la precedenza.

 

E facevo bene, almeno non mi sentivo male, come è successo oggi.

 

Entriamo subito nel padiglione del design –quante volte abbiamo esposto lì-  a vedere che si fa.

Ecchessifà? Si fa pena, ma per davvero. Ma sul serio. Non c’è niente di design nuovo, quello vecchio è sparito insieme ai fornitori –ne incontro uno, ciao dove hai lo stand? Da nessuna parte, ho smesso, impossibile un lavoro serio, buttavo dentro sempre soldi, non mi conveniva piu’-

Cominciamo bene; anche il design, si vede che non conveniva neanche a lui. difatti  non abita piu’ qui. Ci sono le copie delle copie, ma neanche tante, siamo piu’ sul colpo del grossista,

tipo pantofoline di feltro a 4,99 euro, 48 paia per colore, 3 colori, e per modello, 3 modelli.

Comodo, così sai quello che vendi. E sei in grado di fatturare sti mille euro da qui a natale

con calma.

Non ce l’ho con il pantofolaio, è che la pantofola si è spiazzata negli anni, uscita dal negozio addetto è andata a infoltire la serie degli oggetti vaganti, solo etnici, che aiutano la varietà delle merci.

Come i saponi gli orologi le candele. Diventano oggetti regalo. Ma la pazienza degli importatori è finita, quindi se ci stai ti becchi questi quindicimila pezzi a buon mercato o ti spari.

 

Ti spari. Già all’entrata ho avuto un’orribile intuizione, un tool per capire direbbe Antonio. Ce l’avevo lì davanti a  me il tool, lunghe file d’attesa per pagare sti 18 euro , che bastava fare uno scontrino, ma loro no, ti danno un microfoglio da riempire con le info su di te, tipo che tipo di rivenditore sei, quanti figli e che segno zodiacale, tutto inutile perché a metterlo davvero sul comp passa la vita a buttarlo via. Sennò. Avrebbero quello dell’anno scorso.

e difatti nessuno ce l’aveva riempito, il suo foglietto,

allora una signorina hostess ,già stufa, tenta di mediare e sento che dice, quanti dipendenti ha? A una poveretta in reggiseno e infradito e tatuaggio timido, nessuno risponde lei, ah ecco come si fa oggi, penso io,

ma poi succede ancora con uno in braghe e t-sh con scritto ‘sono il figlio del capovillaggio’

e ancora, quanti dipendenti, due mia moglie e la mia fidanzata ‘ fa lui burlone, e allora io le dirò

centoquindici, così, per scuoterle la mattinata.

Non è per essere snob, o anche sì, e allora? Ma ho sempre pensato che un negozio sia cmq un luogo di  piccola cultura, uno fa un lavoro di ricerca e te lo propone, è meglio sentirlo il lavoro, è piu’ facile poi convincere se sei convinto.

E di che cosa era convinto il figlio della tribu? E la signorina dalle troppe spalline? Menomale che

io il reggiseno alle clienti lo metto sopra la giacca..così evitando ogni malinteso. Tutto granate scure su grisaglia inglese, così tono su tono che per vedere bisogna, tommasianamente, toccare.

 

Macef = Mostra articoli  casalinghi e ferramenta. E questo è tornato ad essere, mica per niente

il glorioso padiglione 25 è fatto di espositori cinesi che vendono spazzoloni e battiscopa.



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Last update: 04/09/2004; 12.39.29.