Marina Wiesendanger's Radio Weblog



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venerdì 18 marzo 2005


 

 Sono stata a parigi berlino milano parigi. Gennaio febbraio, pezzettino di marzo.

Non ce la faccio più.

Fisicamente comoda, non è stato entusiasmante, anzi mi sono annoiata.

Ho visto gli stilisti bravi, erano veramente troppo pochi. Potrei fare un elenco, forse dovrei.

 

Mi fa  impressione questo stato di noia, me lo dico a voce alta come faccio quando voglio capirmi.

E’ sotto questo umore che uso girare per casa di notte, per  trovare i segnali ricevuti e parlare

con me.

C’è sempre il gatto che mi segue attento nelle stanze, io per lui devo usare dei “toni” perché il concetto detto piatto gli è più difficile capire.

Ma il suono mi traduce e se comincia a leccarsi le zampe vedo che mi sono spiegata. Così vado recitando per noi due al buio ogni tanto, stavolta è meglio se me lo vedo scritto, al gatto dirò dopo se gli cambio la vita anche a lui.

 

Speravo in una forte idea comune, la vecchia esperta Europa che sa di poter vincere solo

col progetto, non con mano d’opera. L’occasione non è ancora stata colta.

La peggiore manifestazione è stata a Milano, la sputo qui,

nel decaduto White. La musica impossibile, come sempre anzi di più.

Lavorare a un ordine non si riesce,gli standisti tutti furiosi come i clienti, assordati.

E quello che vedo non sarà il futuro del made in Italy.

La moda è un codice, non un pezzo di stoffa. Non riescono a formularlo, allora

ti tolgono il tessuto, ombelico un po’meno fuori, mini a fior di come dire culo.

Pochissimo spazio per les créateurs, e nel mercato la paura tutto appiattisce, diventa commercio

che ha fretta, e si vede, di dare un’ ultima botta da one million strass,

 di incassare prima dell’invasione cinese, che, per chi se lo chiedesse, è già qui

(“stridono le infinite ciabatte di Pechino”, si dice in Turandot, si parlava già di dumping!?

 e si moltiplicano per l’800% sui mercati europei. Non a caso la superga produce là

le sue belle scarpe italiane.)

.

Per dare l’idea, c’è una collezione che si chiama F.1.G.A, sì, con il numero 1.

Un posto che si chiama Etnic Trend. Stupidità da tristezza, anzi disprezzo .

 

Niente trovo, niente mi scuote. Vedo che mi allontano, anzi sono uscita, lo vedo dagli spazi che mi

prendo, sempre più larghi, riservati fin qui al tempo di vacanza, dai pensieri che penso,

dagli amici nuovi che cerco, e trovo,

dal fatto che il libro che ho in mano non lo mollo neanche se compromette le ore di sonno e

le ruba al lavoro.

 

Sono venuti in negozio i ragazzi dell’Istituto Europeo del design, non in gruppo formale.

Vengono spesso, a vedere i mobili di Kobi, a parlare con me dei miei lunghi giri.

E’ sempre bello riceverli, mi fanno bene. Mi chiedono delle scelte che faccio, mi interrogano su quello che ho visto. Giochiamo al  gioco del‘se ’.

Se volessi fare un nuovo negozio. Lo farei itinerante. Belle librerie ci sono in giro,

le migliori per me una a Palermo, una a Lecce. Si potrebbe girare il mondo così,

ci sono tanti posti speciali.

Se fossi voi, farei un lavoro del cuore, con i suoi bei paletti.

Se fossi Armani, gli dico, farei una collezione ispirata alla Cina maiuscola, raffinata

 e totalmente informata. La farei produrre là. Otterrei molti scopi, l’attenzione la collaborazione

e, non ultima,  la saturazione veloce dell’immagine. Mi sembrerebbe di avere lavorato su

parecchi fronti.

Ridiamo. Vanno via discutendo tra loro e lasciandomi piu’ leggera. Mi dico che, finchè riesco a parlare con me con i ragazzi e gli animali,  mi sentirò toccata da una sorta di grazia.

 

E’ sempre così  l’irrequietezza del cambiamento, lo so la conosco..

Non sarà domani, ma presto sì. Il cambiamento è sempre stato qualcosa che, mentre ne parli,

è già arrivato..

 


1:26:09 PM    comment []

martedì 15 marzo 2005


Questa teiera compie gli anni , l'abbiamo fatta nel 1987. 18 anni, puo' andare dove vuole. Questo decoro a mano si chiama A picture named teiera p.jpg" Tirella", nel senso delle tirelle di tessuti da uomo,
mi ricordo che allora, davanti ai campioni, me lo sono bocciato da sola perchè mi sembrava troppo difficile rispetto agli altri.
Oggi va benissimo.

Abbiamo rieditato alcuni disegni di quell'anno, apertura del negozio a milano. E' piacevole, non sapevo quanto, considerare
il tempo che è passato, parlarne con i clienti che hanno i nostri
pezzi -e ce li descrivono tutti - venderli a giovani giapponesi
che invece non sanno niente. O sì? mah. piacevolissimo.

 


12:53:25 PM    comment []

sabato 5 marzo 2005


 

 

 

Cara patafisica ti scrivo

Devo dirti quanto siamo contenti di averti qui,

noi e le clienti. Sei così pulita e bella, essenziale,

è facile farti uscire dal negozio e nonostante

il periodo tragicomico, e la neve, e il freddo.

Grazie, sono felice del vostro lavoro.

Ho mandato un riordino, non piccolo, visto?

E adesso spero che lunedì mi dirai che sì,

ce l’hai, è confermato, anzi che lo hai già spedito.

C’è voglia di cose belle intelligenti educate.

A picture named pata-p.jpg
10:19:12 AM    comment []



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Last update: 23/06/2005; 16.02.34.